Edmund White, ragazzi nudi e Colori proibiti

Le apparenti connessioni mi affascinano sempre e praticamente da sempre. La mia ansia tassonomica mi ha sempre spinto a cercare una spiegazione, che sciocchina. La connessione di oggi, che mi fa alquanto sorridere, è fra cosa sto leggendo in questi giorni e la parole contenute in questo mio blog che mi consentono ogni tanto di avere qualche views da Google.

Questo baldo giovane qui sopra (non ho avuto cuore di mettere foto recenti) è Edmund White romanziere statunitense attualmente professore di scrittura creativa a Princeton. Non ha mai fatto mistero della sua omosessualità e della sua malattia, l’HIV. I suoi racconti parlano di vita, di morte e di amore, omo ovviamente. Sto leggendo Caos e devo dire che l’ho trovato molto piacevole, a volte per il forte contenuto di cinismo mi affiorava alla mente il caro Bret Easton Ellis, con i suoi ragazzi belli e cinici nella Los Angeles anni Ottanta.

Jack scrutava questi fighetti autolesionisti e dalle mani bucate al Venus Coffe Shop: li vedeva ai tavolini con la loro vecchia felpa preferita addosso, bianca con le maniche verdi, oppure con i bermuda azzurrini, tutti consumati, che quando si alzavano un po’, mostravano il sospensorio rosso e le gambe pelose, o con i calzini bianchi e le scarpe eleganti rosso mattone, a volte con una gamba piegata sotto il fianco scarno.

Devo confessare che apprezzo la letteratura omo/gay o come la si voglia definire, anche se personalmente trovo svilente etichettare dei libri solo in base al sesso delle persone che si scopa il protagonista e/o lo scrittore. In ogni caso hanno una capacità, ovviamente, di descrivere gli uomini che è molto differente dalla sensibilità femminile e riescono ad avere su di esso uno sguardo totalmente differente.

A volte Jack si convinceva che Seth fosse l’unico capace di tenergli testa, il solo ad avere un istinto sessuale prorompente come il proprio, ma non ci credeva nemmeno lui. Se Seth veniva cinque volte al giorno, Jack era in grado d’ingoiare altrettante volte, ma capitava che non gli venisse neanche duro e che non avesse un’eiaculazione. Il bambino piange per avere il latte della mamma cinque volte al giorno e la madre lo allatta a comando, ma non per questo il piccolo si trasforma in madre.

Dicono che i classici della letteratura omosessuale siano Oscar Wilde, Andrè Gide, Foster, Proust ma nessuno cita il mio vecchio amico Mishima (caspita non lo ama proprio nessuno tranne quei geni incompresi che sono i  CCCP).

Non si è mai capito bene se davvero Yukio, ultranazionalista, duro, l’ultimo vero samurai, nobile e sposato fosse VERAMENTE gay, ma sinceramente quando una persona riesce a scrivere una cosa del genere perdo ogni interesse per tentare di capire verso chi e come il suo amore nella vita reale s’indirizzasse…

C’era in lui un’impressione colma di vitalità, come di un uomo che fosse venuto correndo nel vento fresco dopo essersi svegliato all’improvviso. I suoi begli occhi fissarono Kyoko frontalmente e non esitarono. Il loro sguardo era affettuoso come nessun altro, eppure parlava con insolenza, senza giri di parole, del proprio desiderio.

Il pezzo qui sopra è preso da Colori Proibiti, che Mishima ha scritto nei primi anni Cinquanta. E guarda un po’ il titolo originale in giapponese è Kinjiki che significa sia colore sia proibito, tirate voi le somme. Ah dimenticavo la connessione di partenza è BEI RAGAZZI NUDI.